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Giuseppe Nardi mentre ammira uno dei suoi dipinti

L’Angelo della sapienza

 

Le ragioni (che in ogni modo possono essere personali), che mi hanno indotto a sottolineare il valore del dipinto “L’Angelo della Sapienza” di Giuseppe Nardi credo che siano soprattutto dovute al concetto di “bella pittura” qualunque sia l’argomento affrontato dall’artista.

Potrei anche usare il termine di pittura pura o ancora pittura - pittura proprio per come è dipinto il quadro. Si può intuire l’origine veneta dell’artista da alcune raffinatezze cromatiche ed in alcuni particolari segni estrosi.

La tonalità generale del dipinto è molto equilibrata sulle tonalità basse con elementi ritmici di verde-blu cupo, accenni a tocchi dorati al centro e segni biancastri nella parte alta con l’unico elemento descrittivo dell’occhio dell’Angelo. Suggestioni di un dipinto bello e misterioso e il fascino insito nella bella pittura. Tutto ciò detto da un “pittore” a un pittore, Giuseppe Nardi, che ritengo meritevole oltre che del “Premio Agazzi” di una maggior conoscenza e stima del suo valore da parte della critica e degli amatori d’arte.

Trento Longaretti

 

Cantore della natura

 

Giuseppe Nardi è un cantore della natura, e i suoi verdi, i suoi grigi cantano una verità eterna e immarcescibile: “non si può amare senza essere ciò che si ama”. Per questo egli sa comprendere certi stati lirici che si decantano e si ravvivano di memorie nello stesso suo animo.

Tutto è stato detto e tutto è ormai scontato, si dice, ma può non essere vero, se un vero pittore, un autentico artista, sa raggiungere con una sua visuale personale caduca, momenti di una verità che racchiuda in sé in autentico e non precario equilibrio il transeunte e l’assoluto.

Perché dunque non guardare con occhio vigile, ma non prevenuto la tensione pittorica che sprigiona spesso la tela di Giuseppe Nardi?

Perché non accettare con gioia che l’arte non è, malgrado tutto, morta o agonizzante, ma appare spesso ancora vivida in certi cantori che spesso non sembrano paludati alla bisogna, quasi indifesi nell’arte delle pubbliche relazioni e dei sottili distinguo e dei compromessi, e che invece, fuori di certe ideologie strette e di certi appoggi dovuti di comodo, sanno donarci la poesia eterna dell’arte.

Mario Stefani

 

La pittura di Giuseppe Nardi

 

Una pittura che nasce dall’Anima prima di trovare un identità formale nel soggetto della tela, è questo il punto di partenza di Giuseppe Nardi. Un aspetto predefinito è solo il pretesto intorno al quale i sentimenti danno spazio all’opera e portano l’artista ad uscire dai canoni del consueto, entrando nel trascendentale, dove la materia si sfalda, si rivolta in spazi informali, mossa da una forza interiore che è la spinta del demiurgo dell’artista.

Questo fa si che la pittura sia per lui una passione, una ricerca, ma soprattutto un modo di essere se stesso, di sfuggire ai condizionamenti e agli obblighi. I paesaggi, le nature morte, si fondono con lo spirito, con pacatezza naturale e l’artista riesce a identificare nella pittura, anche ciò che a volte è solo percepito come: il vento, il calore, la leggerezza, l’evanescenza, la libertà.

Così ciò che crea è anche quanto viene intuito dai sentimenti: un paesaggio si trasforma e l’irreale è lo spirito stesso, come nelle produzioni dell’ultimo periodo, dove il soggetto dell’Angelo è un simbolo di spiritualità, come possibilità di elevarsi di sfuggire, di volare, di immergersi nella natura, accarezzato dal vento, dalla luce, dai cieli limpidi ed azzurri senza confini.

Dalla natura, verso cui l’artista prova un obbligo di riconoscimento, ricava la freschezza dei colori, il ritmo delle stagioni, i rapidi bagliori della fantasia e senza smentire il suo spirito impressionista ne ha varcato i confini, incanalando emozioni e pensieri, in intrecci cromatici e in relazioni prospettiche, su toni interrotti da segni vitali, in una ricchezza di fusione di figurativo ed astratto.

Lidia Mazzetto